LA PAROLA A...
Nel 2020-2021 la pandemia di Covid ci ha costretti a ripensare e rivedere le modalità di aiuto e cura. Anche il mondo della scuola e del lavoro si sono ripensati. Sono stati anni complessi, di sfide e cambiamenti, che abbiamo voluto raccontare attraverso le testimonianze di alcuni nostri pazienti: bambini, adolescenti, genitori, nonni.
In questo giorno di ottobre 2020, scrivo i miei pensieri relativi a questo periodo di pandemia, e in particolare sulla scuola a distanza e sul metodo delle video lezioni che si sono tenute durante questi mesi di quarantena.
Vorrei suddividere questo testo in tre parti, che rappresentano momenti differenti di questo periodo, caratterizzati da pensieri e vissuti altrettanto differenti:
PRIMA FASE
“Novità”
All’inizio del lockdown, nonostante già si parlasse da giorni della diffusione del Covid, sono stato preso alla sprovvista…seguivo ciò che accadeva senza pormi troppe domande, nella convinzione che tutto si sarebbe concluso presto. Il poter restare a casa da scuola per un po’, onestamente, non mi dispiaceva: non si immaginava, in quei primi giorni, che questa situazione sarebbe durata così a lungo e con conseguenze così gravi.
Le videolezioni mi sono sembrate da subito un po’ dispersive: soprattutto all’inizio si presentavano problemi di connessione, o tempi di latenza lunghi nell’attivare i microfoni, interruzioni, audio non sempre ottimale. Non solo…inizialmente tendevo a distrarmi osservando i miei compagni sullo schermo, o a distogliere l’attenzione per dedicarla ad altro (cose presenti nella mia stanza, talvolta il telefono). Non è facile, nonostante le brevi pause tra una lezione e l’altra, prestare attenzione a lungo ad una persona che parla davanti ad uno schermo. Ricordo che anche tra i miei compagni la lamentela più frequente era: “Prof., non si possono fare 5 ore di videolezioni, ci stanchiamo troppo!”, oppure “E’ risaputo che stare troppo davanti ad uno schermo è dannoso!”. Affermazioni significative, considerato che provenivano proprio da noi ragazzi, abituati già prima che diventasse necessità, ad osservare a lungo schermi del PC o dello smartphone. Comunque le prime settimane sono trascorse…
SECONDA FASE
“Alienazione”
In questa seconda fase, entriamo nel cuore pulsante della quarantena, quando si registravano quattromila nuovi casi di contagio al giorno e tantissimi morti. Noi studenti, dal chiuso delle nostre case, continuavamo le videolezioni e… e basta… Di fatto non c’era nient’altro: tutto sospeso.
Ho chiamato questa fase “Alienazione” proprio perché, senza accorgertene, ti trovavi nel limbo di una routine infinita e dalla quale era difficile fuggire; ci si sentiva persi dentro l’ambiente più rassicurante del mondo: la propria casa; sentivamo persi i nostri amici, di cui vedevamo solo i volti piatti sullo schermo. Sentivamo lontana la scuola, e anche l’odioso “DRIIIIIIIIIN” della campanella che ogni fine ora suonava (mi sono sempre chiesto, tra l’altro, perché non si possa utilizzare un suono più piacevole), sembrava un lontano ricordo. Cominciavano a mancarmi il compagno di scuola simpatico, ma anche quello antipatico, i professori più comprensivi e quelli più severi, con le loro caratteristiche e i loro atteggiamenti in classe. Addirittura mi mancava l’immagine del bidello che, seduto sulla sua comoda sedia, nella sua solitudine, si impegnava per risolvere la “Settimana enigmistica”.
Come spero si sia capito, mi è mancata molto la scuola e soprattutto l’ambiente scolastico nel suo complesso, in quanto luogo di socializzazione. Le video lezioni erano spesso dispersive e poco interessanti, ma penso che la cosa più negativa di questa quarantena sia stata l’assenza di stimoli: le lezioni in presenza erano molto più interessanti e stimolanti perché, anche se non ce ne accorgiamo, la nostra mente, nella vita reale, viene attratta dal modo di fare di una persona, dalla sua gestualità, dalle sue espressioni, dal modo in cui si muove nello spazio; sia essa un professore o uno studente. Dai pixel di uno schermo, invece, appare semplicemente un volto bidimensionale che sì, può essere felice o arrabbiato, ma rimane poco espressivo rispetto alla realtà. Anche la voce perde la propria melodia; l’occhio viene ingannato perché, nel proprio ambiente domestico, è facile stare con la webcam accesa ma intanto guardare o fare altro; il naso poi diventa del tutto inutile, in questa routine: immerso negli odori di casa, non senti più alcun odore differente; infine, con le mani puoi toccare soltanto la tastiera fredda del PC o il solito telefono, divenuto ormai compagno inseparabile e unico mezzo di contatto con “il mondo fuori”. Noia, noia, noia e ancora noia: nulla era realmente più stimolante, in questa fase.
TERZA FASE
“Rinascita”
Ricorderò sempre, finito il lockdown, il primo pranzo insieme ai miei amici. Non erano cambiati…era trascorso solo qualche mese, ma un tempo sufficiente per sentire la loro mancanza, e provare un’immensa gioia nel vederci, condividere, parlarci di persona e soprattutto fare insieme tante risate. Tutt’ora sono convinto che ritrovare i miei amici dopo il lockdown sia stato un grande sollievo.
L’estate è trascorsa come sempre molto velocemente e per chi, come me, aveva materie da recuperare la mia scuola ha organizzato alcune lezioni di recupero i primi di Settembre; appena entrato a scuola, vedendo tutti i bidelli e alcuni professori ho pensato ironicamente tra me: “eccomi qui, sono tornato nel campo del nemico”. In quel momento ho realizzato di paragonare la scuola ad una “zona di guerra” con due fazioni contrapposte, gli studenti e i professori. Poi ho pensato che fosse più adatto il paragone con il calcio: a scuola noi giochiamo fuori casa, mentre durante il lockdown avevamo noi l’enorme vantaggio di giocare in casa nostra, con i nostri tifosi e i nostri alleati (Internet, il Web, i mezzi informatici che maneggiamo meglio di molti docenti), senza essere ospiti in un ambiente in cui siamo “subordinati”. Questo paragone con lo sport forse mi piace di più, sebbene nemmeno questo mi soddisfi del tutto. In effetti, nella scuola il vero obbiettivo non è vincere o difendere il risultato, ma dare il proprio massimo rispettandosi nei reciproci ruoli e come persone che cercano di collaborare al fine di giocare insieme una bellissima partita e, alla fine uscirne entrambi soddisfatti, studenti ed insegnanti. Sarebbe bello se entrambe le squadre avessero questo spirito e se ognuno di noi potesse vivere la scuola non come luogo di confronto e di competizione con gli altri, o come contesto in cui si viene giudicati, ma come un ambiente che offre occasioni per crescere e dimostrare cosa sei capace di fare.
Comunque…alla fine la scuola a metà settembre è ripresa. Con mille precauzioni, distanze e mascherine, ho ritrovato una routine che durante la quarantena mi è mancata. Il lockdown ha offerto l’occasione di vivere un’esperienza importante, per certi versi e in alcune fasi piacevole, molto meno in altre. In ogni caso ha segnato un periodo importante della nostra vita, e credo mi abbia aiutato ad apprezzare di più le piccole cose di ogni giorno, le nostre più semplici libertà; credo e spero abbia portato tutti noi a riflettere su quanto, in fondo, nella nostra consueta e “normale” quotidianità - perduta nel periodo di quarantena – dovremmo considerarci fortunati.
Vorrei suddividere questo testo in tre parti, che rappresentano momenti differenti di questo periodo, caratterizzati da pensieri e vissuti altrettanto differenti:
- La fase iniziale della “Novità”, che temporalmente si colloca nelle primissime settimane di lockdown.
- La fase dell’“Alienazione”, che prende tutta la quarantena dopo le prime settimane sino all’ultimo giorno del confinamento.
- La fase del “Rinascita”, che colloco dalla fine della quarantena fino ad adesso.
PRIMA FASE
“Novità”
All’inizio del lockdown, nonostante già si parlasse da giorni della diffusione del Covid, sono stato preso alla sprovvista…seguivo ciò che accadeva senza pormi troppe domande, nella convinzione che tutto si sarebbe concluso presto. Il poter restare a casa da scuola per un po’, onestamente, non mi dispiaceva: non si immaginava, in quei primi giorni, che questa situazione sarebbe durata così a lungo e con conseguenze così gravi.
Le videolezioni mi sono sembrate da subito un po’ dispersive: soprattutto all’inizio si presentavano problemi di connessione, o tempi di latenza lunghi nell’attivare i microfoni, interruzioni, audio non sempre ottimale. Non solo…inizialmente tendevo a distrarmi osservando i miei compagni sullo schermo, o a distogliere l’attenzione per dedicarla ad altro (cose presenti nella mia stanza, talvolta il telefono). Non è facile, nonostante le brevi pause tra una lezione e l’altra, prestare attenzione a lungo ad una persona che parla davanti ad uno schermo. Ricordo che anche tra i miei compagni la lamentela più frequente era: “Prof., non si possono fare 5 ore di videolezioni, ci stanchiamo troppo!”, oppure “E’ risaputo che stare troppo davanti ad uno schermo è dannoso!”. Affermazioni significative, considerato che provenivano proprio da noi ragazzi, abituati già prima che diventasse necessità, ad osservare a lungo schermi del PC o dello smartphone. Comunque le prime settimane sono trascorse…
SECONDA FASE
“Alienazione”
In questa seconda fase, entriamo nel cuore pulsante della quarantena, quando si registravano quattromila nuovi casi di contagio al giorno e tantissimi morti. Noi studenti, dal chiuso delle nostre case, continuavamo le videolezioni e… e basta… Di fatto non c’era nient’altro: tutto sospeso.
Ho chiamato questa fase “Alienazione” proprio perché, senza accorgertene, ti trovavi nel limbo di una routine infinita e dalla quale era difficile fuggire; ci si sentiva persi dentro l’ambiente più rassicurante del mondo: la propria casa; sentivamo persi i nostri amici, di cui vedevamo solo i volti piatti sullo schermo. Sentivamo lontana la scuola, e anche l’odioso “DRIIIIIIIIIN” della campanella che ogni fine ora suonava (mi sono sempre chiesto, tra l’altro, perché non si possa utilizzare un suono più piacevole), sembrava un lontano ricordo. Cominciavano a mancarmi il compagno di scuola simpatico, ma anche quello antipatico, i professori più comprensivi e quelli più severi, con le loro caratteristiche e i loro atteggiamenti in classe. Addirittura mi mancava l’immagine del bidello che, seduto sulla sua comoda sedia, nella sua solitudine, si impegnava per risolvere la “Settimana enigmistica”.
Come spero si sia capito, mi è mancata molto la scuola e soprattutto l’ambiente scolastico nel suo complesso, in quanto luogo di socializzazione. Le video lezioni erano spesso dispersive e poco interessanti, ma penso che la cosa più negativa di questa quarantena sia stata l’assenza di stimoli: le lezioni in presenza erano molto più interessanti e stimolanti perché, anche se non ce ne accorgiamo, la nostra mente, nella vita reale, viene attratta dal modo di fare di una persona, dalla sua gestualità, dalle sue espressioni, dal modo in cui si muove nello spazio; sia essa un professore o uno studente. Dai pixel di uno schermo, invece, appare semplicemente un volto bidimensionale che sì, può essere felice o arrabbiato, ma rimane poco espressivo rispetto alla realtà. Anche la voce perde la propria melodia; l’occhio viene ingannato perché, nel proprio ambiente domestico, è facile stare con la webcam accesa ma intanto guardare o fare altro; il naso poi diventa del tutto inutile, in questa routine: immerso negli odori di casa, non senti più alcun odore differente; infine, con le mani puoi toccare soltanto la tastiera fredda del PC o il solito telefono, divenuto ormai compagno inseparabile e unico mezzo di contatto con “il mondo fuori”. Noia, noia, noia e ancora noia: nulla era realmente più stimolante, in questa fase.
TERZA FASE
“Rinascita”
Ricorderò sempre, finito il lockdown, il primo pranzo insieme ai miei amici. Non erano cambiati…era trascorso solo qualche mese, ma un tempo sufficiente per sentire la loro mancanza, e provare un’immensa gioia nel vederci, condividere, parlarci di persona e soprattutto fare insieme tante risate. Tutt’ora sono convinto che ritrovare i miei amici dopo il lockdown sia stato un grande sollievo.
L’estate è trascorsa come sempre molto velocemente e per chi, come me, aveva materie da recuperare la mia scuola ha organizzato alcune lezioni di recupero i primi di Settembre; appena entrato a scuola, vedendo tutti i bidelli e alcuni professori ho pensato ironicamente tra me: “eccomi qui, sono tornato nel campo del nemico”. In quel momento ho realizzato di paragonare la scuola ad una “zona di guerra” con due fazioni contrapposte, gli studenti e i professori. Poi ho pensato che fosse più adatto il paragone con il calcio: a scuola noi giochiamo fuori casa, mentre durante il lockdown avevamo noi l’enorme vantaggio di giocare in casa nostra, con i nostri tifosi e i nostri alleati (Internet, il Web, i mezzi informatici che maneggiamo meglio di molti docenti), senza essere ospiti in un ambiente in cui siamo “subordinati”. Questo paragone con lo sport forse mi piace di più, sebbene nemmeno questo mi soddisfi del tutto. In effetti, nella scuola il vero obbiettivo non è vincere o difendere il risultato, ma dare il proprio massimo rispettandosi nei reciproci ruoli e come persone che cercano di collaborare al fine di giocare insieme una bellissima partita e, alla fine uscirne entrambi soddisfatti, studenti ed insegnanti. Sarebbe bello se entrambe le squadre avessero questo spirito e se ognuno di noi potesse vivere la scuola non come luogo di confronto e di competizione con gli altri, o come contesto in cui si viene giudicati, ma come un ambiente che offre occasioni per crescere e dimostrare cosa sei capace di fare.
Comunque…alla fine la scuola a metà settembre è ripresa. Con mille precauzioni, distanze e mascherine, ho ritrovato una routine che durante la quarantena mi è mancata. Il lockdown ha offerto l’occasione di vivere un’esperienza importante, per certi versi e in alcune fasi piacevole, molto meno in altre. In ogni caso ha segnato un periodo importante della nostra vita, e credo mi abbia aiutato ad apprezzare di più le piccole cose di ogni giorno, le nostre più semplici libertà; credo e spero abbia portato tutti noi a riflettere su quanto, in fondo, nella nostra consueta e “normale” quotidianità - perduta nel periodo di quarantena – dovremmo considerarci fortunati.
Testimonianza di un nonno
"Sono il nonno di un ragazzino che frequenta attualmente la seconda media e che ha ricevuto alle scuole elementari una diagnosi di DSA presso il Centro Progetto Crescere. In questi giorni sono a casa con la mia famiglia cercando di rispettare le regole dei vari decreti legge.
Incontro più spesso di prima i miei due nipoti Bruno di 12 anni e Marinella di 10 anni. È difficile per loro come per noi imparare a organizzare il tempo libero così da renderlo un tempo vissuto più che subito.
Ho visto sul sito web di Progetto Crescere le vostre iniziative per mantenere un contatto con i bambini, gli adolescenti e gli adulti che si sono rivolti a voi.
Per questo ho deciso di descrivere la piccola iniziativa che ho sperimentato nel rapporto con i miei nipoti. Forse potrebbe essere utile a qualcuno.
In queste settimane mia moglie ed io abbiamo avuto molti contatti con Bruno e Marinella( nota: chi si occupa dei bambini quando i genitori non possono esserci oppure lavorano?)
Vi sono stati due momenti in cui i nostri nipoti ci hanno posto una domanda. E' importante, abbiamo pensato, rispondere alle domande in modo accurato, prendendole, come si dice, molto seriamente. Abbiamo così deciso di rispondere costruendo due brevi Power Point attingendo alle notizie della rete.
Invio questi Power Point non perchè abbiamo valore in sè ma, piuttosto, per mostrare come partendo da una domanda si possa esplorare il mondo delle informazioni e suggerire ai bambini curiosità e interessi.
Abbiamo proiettato questi Power Point e li abbiamo esaminati insieme ai nipoti e ai loro genitori; abbiamo messo in evidenza quante sono le informazioni che non conosciamo ma come possiamo avvicinarci pian piano alla conoscenza, senza perderci.
Bruno e Marinella hanno prestato molta attenzione e ci hanno proposto di elaborare loro il prossimo Power Point da esaminare insieme.
Tanti nonni e tanti genitori sapranno fare meglio. Per chi non ha computer nè proiettore le cose non cambiano: ogni diapositiva può facilmente essere sostituita da un disegno".
Incontro più spesso di prima i miei due nipoti Bruno di 12 anni e Marinella di 10 anni. È difficile per loro come per noi imparare a organizzare il tempo libero così da renderlo un tempo vissuto più che subito.
Ho visto sul sito web di Progetto Crescere le vostre iniziative per mantenere un contatto con i bambini, gli adolescenti e gli adulti che si sono rivolti a voi.
Per questo ho deciso di descrivere la piccola iniziativa che ho sperimentato nel rapporto con i miei nipoti. Forse potrebbe essere utile a qualcuno.
In queste settimane mia moglie ed io abbiamo avuto molti contatti con Bruno e Marinella( nota: chi si occupa dei bambini quando i genitori non possono esserci oppure lavorano?)
Vi sono stati due momenti in cui i nostri nipoti ci hanno posto una domanda. E' importante, abbiamo pensato, rispondere alle domande in modo accurato, prendendole, come si dice, molto seriamente. Abbiamo così deciso di rispondere costruendo due brevi Power Point attingendo alle notizie della rete.
Invio questi Power Point non perchè abbiamo valore in sè ma, piuttosto, per mostrare come partendo da una domanda si possa esplorare il mondo delle informazioni e suggerire ai bambini curiosità e interessi.
Abbiamo proiettato questi Power Point e li abbiamo esaminati insieme ai nipoti e ai loro genitori; abbiamo messo in evidenza quante sono le informazioni che non conosciamo ma come possiamo avvicinarci pian piano alla conoscenza, senza perderci.
Bruno e Marinella hanno prestato molta attenzione e ci hanno proposto di elaborare loro il prossimo Power Point da esaminare insieme.
Tanti nonni e tanti genitori sapranno fare meglio. Per chi non ha computer nè proiettore le cose non cambiano: ogni diapositiva può facilmente essere sostituita da un disegno".
Scarica il materiale presentato:

Quanti sono gli arcobaleni | |
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File Type: |

Una domanda di Bruno | |
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La scuola in una nuova stanza: le parole di una adolescente ai tempi del Coronavirus
Psicomotricità relazionale comportamentale a distanza: le testimonianze di alcune mamme
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La scuola ai tempi del Covid-19: il valore della routine. Intervista ad una adolescente
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