Disturbi del Movimento
Disturbo della coordinazione motoria
Il disturbo della coordinazione motoria fa riferimento agli aspetti esecutivi del movimento, agli aspetti motori dell’azione.
Le principali caratteristiche sono la presenza di una significativa difficoltà o ritardo nello sviluppo della coordinazione motoria per cui le abilità motorie del bambino sono inferiori rispetto a quanto atteso nei coetanei, non tanto nelle tappe di acquisizione delle abilità, ma nella qualità delle stesse.
Le difficoltà hanno un esordio nel primo periodo dello sviluppo e possono manifestarsi a livello delle abilità:
Si associano anche caratteristiche come impaccio o goffaggine nelle azioni della quotidianità e nell’apprendimento di gesti e attività motorie nuove: lentezza, scarse abilità sportive, nell’andare in bicicletta, nei giochi con la palla. Possono presentare anche difficoltà nello sviluppo del linguaggio a livello prescolare e le difficoltà motorie interferiscono in diversi contesti di vita, apprendimenti scolastici, sport, gioco, autonomie personali.
Tale caratteristica dello sviluppo può essere isolata (e per fare diagnosi unica deve esserlo), per cui non deve essere spiegata da condizioni neurologiche associate e diagnosticabili con esami clinici o strumentali che consentano la diagnosi di patologie mediche quali paralisi celebrale infantile, distrofia muscolare o altre patologie dell’apparato muscolare e neurologiche periferiche, disabilità intellettiva, sindromi genetiche.
In base a ciò che è emerso dal percorso diagnostico ed al colloquio con i genitori vengono proposti interventi per sostenere lo sviluppo del bambino.
Le principali caratteristiche sono la presenza di una significativa difficoltà o ritardo nello sviluppo della coordinazione motoria per cui le abilità motorie del bambino sono inferiori rispetto a quanto atteso nei coetanei, non tanto nelle tappe di acquisizione delle abilità, ma nella qualità delle stesse.
Le difficoltà hanno un esordio nel primo periodo dello sviluppo e possono manifestarsi a livello delle abilità:
- grosso-motorie (ritardo nelle tappe di sviluppo in alcuni casi; in genere: ritardo nell’utilizzo di bicicletta senza pedali, nell’apprendimento degli automatismi per esempio nell’utilizzo dell’altalena, nell’arrampicarsi)
- fino-motorie (difficoltà e ritardo nell’allacciarsi le scarpe, abbottonarsi, scrivere, ritagliare, usare le posate e disegnare)
Si associano anche caratteristiche come impaccio o goffaggine nelle azioni della quotidianità e nell’apprendimento di gesti e attività motorie nuove: lentezza, scarse abilità sportive, nell’andare in bicicletta, nei giochi con la palla. Possono presentare anche difficoltà nello sviluppo del linguaggio a livello prescolare e le difficoltà motorie interferiscono in diversi contesti di vita, apprendimenti scolastici, sport, gioco, autonomie personali.
Tale caratteristica dello sviluppo può essere isolata (e per fare diagnosi unica deve esserlo), per cui non deve essere spiegata da condizioni neurologiche associate e diagnosticabili con esami clinici o strumentali che consentano la diagnosi di patologie mediche quali paralisi celebrale infantile, distrofia muscolare o altre patologie dell’apparato muscolare e neurologiche periferiche, disabilità intellettiva, sindromi genetiche.
In base a ciò che è emerso dal percorso diagnostico ed al colloquio con i genitori vengono proposti interventi per sostenere lo sviluppo del bambino.
Disprassia Motoria
La disprassia motoria si riferisce alla capacità di pianificazione dell’azione, agli aspetti ideomotori dell’azione.
Non riguarda gli aspetti esecutivi del movimento volontario (tono muscolare, forza e fluidità) ma l’ efficacia e finalità, cioè lo scopo e adattabilità delle azioni finalizzate. Non riguarda neppure il singolo atto motorio, ma la sequenza dei movimenti per raggiungere uno scopo. Spesso si associa a disturbi visuo-spaziali.
Nei bambini e ragazzi con queste caratteristiche spesso si evidenzia fatica a organizzarsi nel tempo e nello spazio, a programmare sequenza di pensieri e movimenti, soprattutto in autonomia o in fase di apprendimento di azioni complesse. Anche nell’imitazione però possono esserci segni di impaccio e scarsa coordinazione.
La disprassia è difficile da individuare da piccoli in quanto spesso viene vissuta come un ritardo motorio rispetto alla media.
Alcuni segnali possono essere: difficoltà a gattonare, a mangiare da soli con efficacia; i bimbi spesso inciampano e non riescono ad andare in bici, imparando con un lungo periodo di training e dopo l’età attesa; il disegno può restare a lungo quasi inaccessibile e allo stadio dello scarabocchio; quando colorano fuoriescono dagli spazi; a volte sono impossibili i giochi con il puzzle, i chiodini da infilare, la carta da ritagliare ed utilizzare le posate. Il vestirsi è un problema fino ad età anche avanzate.
Alcuni abiti sono indossati anche in maniera impropria e con scarsa consapevolezza (maniche e colletti storti, pantaloni mai riassettati correttamente, come se non avessero “senso del proprio corpo oppure sono ipersensibili ad alcune stoffe e tipi di abito). Scrivere , ricopiare, incolonnare, ordinare il banco e il materiale dell’astuccio o della cartella, leggere l’orologio sono attività quasi impossibili, soprattutto nell’età in cui invece i coetanei sono autonomi; così come giocare a palla risulta spesso tabù.
E’ possibile evidenziare diverse forme di disprassia che a volte coesistono in modo disomogeneo: disprassia dello sguardo, disprassia verbale, disprassia orale, disprassia degli arti, disprassia dell’abbigliamento, disprassia del disegno, disprassia della scrittura, disprassia costruttiva, disprassia della marcia.
In base a ciò che è emerso dal percorso diagnostico e al colloquio con i genitori, vengono proposti interventi per sostenere lo sviluppo del bambino.
Non riguarda gli aspetti esecutivi del movimento volontario (tono muscolare, forza e fluidità) ma l’ efficacia e finalità, cioè lo scopo e adattabilità delle azioni finalizzate. Non riguarda neppure il singolo atto motorio, ma la sequenza dei movimenti per raggiungere uno scopo. Spesso si associa a disturbi visuo-spaziali.
Nei bambini e ragazzi con queste caratteristiche spesso si evidenzia fatica a organizzarsi nel tempo e nello spazio, a programmare sequenza di pensieri e movimenti, soprattutto in autonomia o in fase di apprendimento di azioni complesse. Anche nell’imitazione però possono esserci segni di impaccio e scarsa coordinazione.
La disprassia è difficile da individuare da piccoli in quanto spesso viene vissuta come un ritardo motorio rispetto alla media.
Alcuni segnali possono essere: difficoltà a gattonare, a mangiare da soli con efficacia; i bimbi spesso inciampano e non riescono ad andare in bici, imparando con un lungo periodo di training e dopo l’età attesa; il disegno può restare a lungo quasi inaccessibile e allo stadio dello scarabocchio; quando colorano fuoriescono dagli spazi; a volte sono impossibili i giochi con il puzzle, i chiodini da infilare, la carta da ritagliare ed utilizzare le posate. Il vestirsi è un problema fino ad età anche avanzate.
Alcuni abiti sono indossati anche in maniera impropria e con scarsa consapevolezza (maniche e colletti storti, pantaloni mai riassettati correttamente, come se non avessero “senso del proprio corpo oppure sono ipersensibili ad alcune stoffe e tipi di abito). Scrivere , ricopiare, incolonnare, ordinare il banco e il materiale dell’astuccio o della cartella, leggere l’orologio sono attività quasi impossibili, soprattutto nell’età in cui invece i coetanei sono autonomi; così come giocare a palla risulta spesso tabù.
E’ possibile evidenziare diverse forme di disprassia che a volte coesistono in modo disomogeneo: disprassia dello sguardo, disprassia verbale, disprassia orale, disprassia degli arti, disprassia dell’abbigliamento, disprassia del disegno, disprassia della scrittura, disprassia costruttiva, disprassia della marcia.
In base a ciò che è emerso dal percorso diagnostico e al colloquio con i genitori, vengono proposti interventi per sostenere lo sviluppo del bambino.
Altri disturbi del movimento inclusi nel DSM5
l disturbo del movimento stereotipato è un comportamento motorio ripetitivo evidentemente afinalistico (scuotere o far cenni con le mani, dondolarsi, battersi la testa, mordersi, colpirsi del corpo) che interferisce con attività relazionali, sociali scolastiche, ricreative e può portare ad autolesionismo. L’ esordio si verifica nel primo periodo dello sviluppo e non è dovuto ad effetti fisiologici di una sostanza assunta o a una condizione neurologica o altri disturbi mentali.
Il disturbo da tic è caratterizzato da movimenti motori o vocalizzazione improvvisi e rapidi ricorrenti, non ritmici con andamento costante per frequenza intensità e tipologia. La loro esecuzione può essere preceduta da un sentimento di tensione anticipatoria che viene rimosso dalla scarica. Fanno seguito sentimenti di vergogna e di colpa che possono essere rafforzate dall' ambiente circostante e che comportano disagio.
Aumentano in concomitanza di eventi stressanti ed emotivamente coinvolgenti; si osserva riduzione degli stessi durante l'attività si richiede attenzione focalizzata. L’intervento di questi ultimi richiede una valutazione ed un intervento da ampio spettro.
Il disturbo da tic è caratterizzato da movimenti motori o vocalizzazione improvvisi e rapidi ricorrenti, non ritmici con andamento costante per frequenza intensità e tipologia. La loro esecuzione può essere preceduta da un sentimento di tensione anticipatoria che viene rimosso dalla scarica. Fanno seguito sentimenti di vergogna e di colpa che possono essere rafforzate dall' ambiente circostante e che comportano disagio.
Aumentano in concomitanza di eventi stressanti ed emotivamente coinvolgenti; si osserva riduzione degli stessi durante l'attività si richiede attenzione focalizzata. L’intervento di questi ultimi richiede una valutazione ed un intervento da ampio spettro.
Disturbi a carico della componente visiva-motoria e non verbale
Disturbo non verbale o disturbo visuo-spaziale
Non è riconosciuto nei manuali diagnostici in età evolutiva ma è presente nella pratica clinica.
La caratteristica evidente è la netta differenza tra le buone abilità verbali e le scarse competenze visuo spaziali.
Si evidenzia difficoltà nell’ elaborazione visuo-spaziale, difficoltà nella coordinazione occhio-mano fine, difficoltà nelle abilità visuo-costruttive o visuo-spaziali con conseguente interferenza negli apprendimenti scolastici legati alla scrittura, al calcolo, e alle abilità a specifiche (tecnica e geografia), difficoltà nell’attenzione e nella memoria relativamente al dominio visivo.
Buone sono le abilità di lettura e comprensione del testo sia narrativo che matematico. Ottime competente sul piano linguistico( lessicale, sintattico) ma si evidenziano in difficoltà nella pragmatica e pertanto nel modo in cui le strutture linguistiche, di solito formalmente adeguate, sono utilizzate per comunicare con gli altri e per interagire.
Nelle relazioni sociali faticano a capire i segnali non verbali della comunicazione, le espressioni facciali e talora i significati più astratti e affettivi del linguaggio verbale stesso.
Nello sviluppo si possono evidenziare ritardi nel raggiungimento delle tappe motorie e posturali, ma non sempre con evidenza tale da attivare percorsi di stimolazione e intervento precoci, soprattutto in assenza di dati anamnestici che orientino per le diagnosi differenziali di condizioni mediche.
Seguendo le linee guida dell’Airipa sul disturbo non verbale vengono proposti trattamenti specifici.
La caratteristica evidente è la netta differenza tra le buone abilità verbali e le scarse competenze visuo spaziali.
Si evidenzia difficoltà nell’ elaborazione visuo-spaziale, difficoltà nella coordinazione occhio-mano fine, difficoltà nelle abilità visuo-costruttive o visuo-spaziali con conseguente interferenza negli apprendimenti scolastici legati alla scrittura, al calcolo, e alle abilità a specifiche (tecnica e geografia), difficoltà nell’attenzione e nella memoria relativamente al dominio visivo.
Buone sono le abilità di lettura e comprensione del testo sia narrativo che matematico. Ottime competente sul piano linguistico( lessicale, sintattico) ma si evidenziano in difficoltà nella pragmatica e pertanto nel modo in cui le strutture linguistiche, di solito formalmente adeguate, sono utilizzate per comunicare con gli altri e per interagire.
Nelle relazioni sociali faticano a capire i segnali non verbali della comunicazione, le espressioni facciali e talora i significati più astratti e affettivi del linguaggio verbale stesso.
Nello sviluppo si possono evidenziare ritardi nel raggiungimento delle tappe motorie e posturali, ma non sempre con evidenza tale da attivare percorsi di stimolazione e intervento precoci, soprattutto in assenza di dati anamnestici che orientino per le diagnosi differenziali di condizioni mediche.
Seguendo le linee guida dell’Airipa sul disturbo non verbale vengono proposti trattamenti specifici.
Il corpo che parla: disturbi emotivi e psicologici individuali
I bambini che esprimono un mal di pancia, un mal di testa, o evidenziano un cattivo rapporto con il cibo, rispondono con aggressività e ansie, a volte, possono comunicare delle richieste di aiuto, che, se non comprese, possono alterare lo sviluppo sociale, affettivo e mentale del bambino, influenzando l’adulto che diventerà.
In questi casi, è fondamentale l’aiuto di uno specialista, che, grazie all’utilizzo di particolari tecniche, quali il disegno e/o il gioco e/o movimento, riesce ad entrare nel “mondo” del bambino, attraverso una comunicazione priva di traumi, accertando i motivi del malessere.
Attraverso il corpo, il paziente lascia emergere quel mondo interiore che può faticare a venir fuori attraverso le parole.
In questi casi, è fondamentale l’aiuto di uno specialista, che, grazie all’utilizzo di particolari tecniche, quali il disegno e/o il gioco e/o movimento, riesce ad entrare nel “mondo” del bambino, attraverso una comunicazione priva di traumi, accertando i motivi del malessere.
Attraverso il corpo, il paziente lascia emergere quel mondo interiore che può faticare a venir fuori attraverso le parole.
Che cosa facciamo
Interventi proposti
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Le figure professionali coinvolte
I professionisti, al fine di elaborare un progetto riabilitativo e un preciso programma di intervento, collaborano con gli altri componenti dell'equipe multidisciplinare oltre che con le figure di sistema (pediatra, docenti, educatori, professionisti della riabilitazione). |